Thursday, September 28, 2006

Wyatt, moon in june #1


Ma eccomi qua, 6 anni dopo aver ascoltato per la prima volta una canzone di Robert Wyatt, e quest’uomo e la sua musica si rifiutano di mollare la presa sul mio gusto, o meglio sulle mie emozioni. Sono ossessionato da lui perché una volta ha pubblicato “Rock Bottom”, che include “Sea Song”e “Alifib “ che credo contengano un distillato di dolore, compassione, amore tenero e disperato e umanità più grande di qualsiasi altra canzone io abbia mai ascoltato; sono ossessionato da lui perché come membro dei Soft Machine mi ha regalato della musica che è tra la più bella, fortemente ispirata, surreale ed eccentrica che sia mai esistita; sono ossessionato da lui perché “The end of an Ear” mi ha quasi cambiato la vita, reinstillandomi il rispetto per gli aspetti davvero spirituali e onirici della musica; sono ossessionato semplicemente perché lui è Wyatt, uno dei più grandi musicisti del mondo.
Poi ha scritto, cantato ed eseguito “moon in june”, la canzone più importante della mia vita fno ad ora, indipendentemente da come mi sentivo quando la ascoltai per la prima volta. Tre anni fa rappresentò per me una sofferenza interiore tradotta in una poesia di angoscia profonda così intensa e condensata che in certi momenti quasi non riuscivo a sopportarla (a anche altre persone mi hanno riferito di loro reazioni analoghe) Mi sono sempre offeso quando un’amico, un conoscente oppure una donna mi chiedevano di togliere dal lettore cd un qualsiasi disco perché lo trovavano “deprimente”, “tetro” o semplicemente “strano”, ma in segreto ho sempre saputo cosa volevano dire. Perché ci sono stati momenti in cui l’angoscia esistenziale nella quale mi gettava questa canzone mi risultava deprimente anziché catartica, in cui ho dovuto togliere “third”a forza dal lettore cd della macchina perché non potevo arrivare fino alla tabaccheria o in qualunque altro posto con un tale peso sul cuore; ma capivo anche il motivo per cui quella musica mi deprimeva, perché in quel momento ero emotivamente scosso, e temevo che il mio malessere si sarebbe potuto spingere dalla mia coscienza al mio cuore e alla mia anima; perché stavo cercando di rimuovere una profonda angoscia latente, o non stavo affrontando me stesso a un qualche livello primitivo: e moon in june penetrava fino a quel livello. Tale era la potenza di quella musica: mi esponeva a me stesso, alla mia falsità, alla mia vigliaccheria davanti al terrore e al dolore a cui cercavo di non sottrarmi.